Introduzione

Il percorso proposto in questo testo è il frutto di un lungo processo di ricerca didattica iniziato trent’anni fa quando come docente di Laboratorio di Matematica e di Laboratorio di Calcolo delle Probabilità, Statistica e Ricerca Operativa, ovvero di applicazioni informatiche dei metodi specifici di tali discipline, insegnavo nel triennio della specializzazione Informatica in quelli che erano allora gli Istituti Tecnici Industriali Statali e vedevo i miei studenti ansiosi di sedersi davanti alla tastiera del pc per “pigiare tasti”; si trattava evidentemente di studenti poco propensi alla “fatica”dell’analisi dei problemi che ponevo loro.
Nel 2009 la Riforma scolastica ha introdotto la disciplina Tecnologie Informatiche nelle classi prime dei nuovi Istituti Tecnici Tecnologici, la cui parte laboratoriale poteva essere insegnata dalla mia classe di concorso, e ha contestualmente eliminato le due discipline alle quali mi ero precedentemente dedicata.
Quella che inizialmente mi era sembrata una costrizione, si è rivelata invece una grande opportunità: potermi dedicare all’approfondimento di quell’aspetto che mi aveva da sempre affascinata: il pensiero algoritmico e le tecniche per il suo sviluppo. Si tratta di quel processo cognitivo, più noto come pensiero computazionale, esplorato da Papert nelle sue ricerche al MIT e raccontato magnificamente nel suo Mindstorm, una pietra miliare per la mia formazione di informatica. E’ lo stesso percorso creativo che attua il programmatore prima dell’azione di codifica mediante linguaggi di programmazione strutturati, cioè la fase di analisi della situazione problematica.
Negli anni, è aumentata sempre più in me la convinzione che, se opportunamente allenato, il pensiero algoritmico possa essere messo in pratica da chiunque per risolvere in maniera strutturata qualsiasi problema. Nel tempo, prendendo spunto da situazioni della quotidianità, ho costruito una collezione di problemi al fine di proporre ai miei studenti esercitazioni di laboratorio sempre nuove e diversificate.
Ho iniziato quindi a fingere che realmente esistesse un ragazzo di nome Marco, o a volte si trattava di una ragazza, Sofia, che mi avesse sottoposto quei problemi chiedendomi aiuto nella loro risoluzione. Questa finzione, colta comunque fin da subito dai miei studenti, creava un clima di complicità che ci permetteva anche con leggerezza di scherzare sul fatto che a Marco e a Sofia ne capitasse sempre una di nuova. Dopo poche lezioni la frase “Poveri Marco e Sofia, ne hanno sempre una!” era diventata un tormentone, cosa che ai ragazzi normalmente piace sempre molto, ed era venuto a crearsi un clima ideale per veicolare concetti importanti e non sempre di facile comprensione, ma soprattutto per far sì che tali concetti si consolidassero nella memoria dei ragazzi.
Per questo testo Marco e Sofia sono diventati due studenti di una classe terza della scuola secondaria di primo grado molto speciale raccontata nello storytelling.
I problemi sono stati studiati in modo da affrontare aspetti che gradualmente complichino i processi logico-cognitivi e guidino il “ricercatore della soluzione” ad osservare le situazioni da punti di vista sempre diversi.
Sono presentati sotto forma di Sfide che un gruppo di alunni si trovano ad affrontare nella loro pratica quotidiana in una scuola speciale, aperta ad una didattica innovativa nei metodi (pochi momenti di lezione frontale e prevalenza di didattica per progetti) e negli strumenti tecnologici utilizzati.
Gli alunni affrontano tali Sfide non tanto perché uno dei docenti le abbia loro assegnate, ma perché l’atteggiamento di curiosità, proprio di ciascuno dei protagonisti, li ha indotti ad approfondire la ricerca per una crescita personale. Si tratta, in buona sintesi, degli alunni ideali che ogni docente vorrebbe avere!!!
Inoltre, ogni situazione è strutturata in modo tale da essere facilmente ampliata e resa più complessa, a discrezione del “conduttore” dell’attività, in modo che il “ricercatore” possa prendere consapevolezza che quel particolare problema appartiene in realtà ad una categoria di problemi e che la strategia risolutiva individuata può essere generalizzata per risolvere qualsiasi problema di quella categoria.